DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA
[da OPERETTE MORALI. 1824]

TERRA Cara Luna, io so che tu puoi parlare e rispondere; per essere una persona; secondo che ho inteso molte volte da' poeti: oltre che i nostri fanciulli dicono che tu veramente hai bocca, naso e occhi, come ognuno di loro; e che lo veggono essi cogli occhi propri; che in quell'età ragionevolmente debbono essere acutissimi. Quanto a me, non dubito che tu non sappi che io sono né piú né meno una persona; tanto che, quando era piú giovane, feci molti figliuoli: sicché non ti meraviglierai di sentirmi parlare. Dunque, Luna mia bella, con tutto che io ti sono stata vicina per tanti secoli, che non mi ricordo il numero, io non ti ho fatto mai parola insino adesso, perché le faccende mi hanno tenuta occupata in modo, che non mi avanzava tempo da chiacchierare. Ma oggi che i miei negozi sono ridotti a poca cosa, anzi posso dire che vanno co' loro piedi; io non so che mi fare, e scoppio di noia: però fo conto, in avvenire, di favellarti spesso, e darmi molto pensiero dei fatti tuoi; quando non abbia con tua molestia.


LUNA Non dubitare di cotesto. Così la fortuna mi salvi da ogni altro incomodo, come io sono sicura che tu non me ne darai.
Se ti pare di favellarmi, favellami a tuo piacere; che quantunque amica del silenzio, come credo che tu sappi, io t'ascolterò
e ti risponderò volentieri, per farti servigio.


TERRA Senti tu questo suono piacevolissimo che fanno i corpi celesti coi loro moti?

LUNA A dirti il vero io non sento nulla.


TERRA Né pur io sento nulla, fuorché lo strepitio del vento che va da' miei poli all'equatore, e dall'equatore ai poli, e non mostra saper niente di musica. Ma Pitagora dice che le sfere celesti fanno un certo suono cosÌ dolce ch'è una meraviglia; e che anche tu vi hai la tua parte, e sei l'ottava corda di questa lira universale: ma che io sono assordata dal suono stesso, e però non l'odo.

LUNA Anch'io senza fallo sono assordata; e, come ho detto, non l'odo: e non so di essere una corda.

TERRA Dunque mutiamo proposito. Dimmi: sei tu popolata veramente, come affermano e giurano mille filosofi antichi e moderni, da Orfeo sino al De la Lande? Ma io per quanto mi sforzi di allungare queste mie corna, che gli uomini chiamano monti e picchi; colla punta delle quali ti vengo mirando, a uso di lumacone; non arrivo a scoprire in te nessun abitante: se bene odo che un cotal Davide Fabricio, che vedeva meglio di Linceo, ne scoperse una volta certi, che spandevano un bucato al sole.

LUNA Delle tue corna io non so che dire. Fatto sta che io sono abitata.

TERRA Di che colore sono cotesti uomini?


LUNA Che UOMINI?.

TERRA Quelli che tu contieni. Non dici d'essere abitata?

LUNA Sì: e per questo?.

TERRA E per questo non saranno gi tutte bestie gli abitatori tuoi.

LUNA Né BESTIE Né UOMINI; che io non so che razze di creature si sieno né gli uni né l'altre.
E già di parecchie cose che tu mi sei venuta accennando, in proposito, a quel che io stimo, degli UOMINI, io non ho compreso un'acca.

TERRA Ma che sorte di popoli sono coteste?
LUNA Moltissime e diversissime, che tu non conosci, come io non conosco le tue.

TERRA Cotesto mi riesce strano in modo, che se io non l'udissi da te medesima, io non lo crederei per nessuna cosa del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno de' tuoi?
LUNA No, che io sappia. E come? e perché?

TERRA Per ambizione, per cupidigia dell'altrui, collo arti politiche, colle armi.


LUNA Io non so che voglia dire ARMI, AMBIZIONE, ARTI POLITICHE, in somma niente di quel che tu dici.

TERRA Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pure la guerra: perché poco dianzi, un fisico di quaggiù, con certi cannocchiali, che sono instrumenti fatti per vedere molto lontano, ha scoperto costì una bella fortezza, co' suoi bastioni diritti; che è segno che le tue genti usano, se non altro, gli assedi e le battaglie murali.


LUNA Perdona monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono.
Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue;
come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto.
Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere UOMINI.
Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de' tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista de' tuoi fanciulli;
che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.

TERRA Dunque non sarà né anche vero che le tue province sono fornite di strade larghe e nette; e che sei coltivata: cose che dalla parte della Germania, pigliando un cannocchiale, si veggono chiaramente.

LUNA Se io sono coltivata, io non me ne accorgo, e le mie strade io non le veggo.

TERRA Cara Luna, tu hai a sapere che io sono di grossa pasta e di cervello tondo; e non è meraviglia che gli uomini m'ingannino facilmente. Ma io ti so dire che se i tuoi non si curano di conquistarti, tu non fosti però sempre senza pericolo: perché in diversi tempi, molte persone di quaggiù si posero in animo di conquistarti esse; e a quest'effetto fecero molte preparazioni. Se non che, salite in luoghi altissimi, e lavandosi sulle punte de' piedi, e stendendo le braccia, non ti poterono arrivare. Oltre a questo, già da non pochi anni, io veggo spiare minutamente ogni tuo sito, ricavare le carte de' tuoi paesi, misurare le altezze di cotesti monti, de' quali sappiamo anche i nomi. Queste cose, per la buona volontà ch'io ti porto, mi è paruto bene di avvisartele, acciò che tu non manchi di provvedervi per ogni caso. Ora, venendo ad altro, come sei molestata da' cani che ti abbaiano contro? Che pensi di quelli che ti mostrano altrui nel pozzo? Sei tu femmina o maschio? perché anticamente ne fu varia opinione. E' vero o no che gli Arcadi vennero al mondo prima di te? che le tue donne, o altrimenti che io le debba chiamare, sono ovipare; e che uno delle loro uova cadde quaggiù non so quando? che tu sei traforata a guisa dei paternostri, come crede un fisico moderno? che sei fatta, come affermano alcuni Inglesi, di cacio fresco? che Maometto un giorno, o una notte che fosse, ti spartì per mezzo, come un cocomero; e che un buon tocco del tuo corpo gli sdruciolò dentro la manica? Come stai volentieri in cima dei minareti? Che ti pare della festa del bairam?


LUNA Va pure avanti; che mentre seguitti così, non ho cagione di risponderti, e di mancare al silenzio mio solito.
Se hai caro d'intrattenermi in ciance, e non trovi altre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso intendere, sarà meglio che ti facci fabbricare dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alla tua maniera.
Tu non sai parlare altro che d'UOMINI e di cani e di cose simili, delle quali ho tanta notizia, quanta di quel sole grande grande, intorno al quale odo giri il nostro sole.

TERRA Veramente, più che io propongo, nel favellarmi, di astenermi da toccare le cose proprie, meno mi vien fatto. Ma da ora innanzi ci avrò più cura. Dimmi: sei tu che ti pigli spasso a tirarmi l'acqua del mare in alto, e poi lasciarla cadere?

LUNA Può essere. Ma posto che io ti faccia cotesto o qualunque altro effetto, io non mi avveggo di fartelo: come tu similmente, qui;
che debbono essere tanto maggiori de' miei, quanto tu mi vinci di grandezza e di forza.

TERRA Di cotesti effetti veramente io non so altro se non che di tanto in tanto io levo a te la luce del sole, e a me la tua; come ancora, che io ti fo gran lume nelle tue notti, che in parte lo veggo alcune volte. Ma io mi dimenticava una cosa che importa più d'ogni altra. Io vorrei sapere se veramente, secondo che scrive l'Ariosto, tutto quello che ciascun uomo va perdendo; come a dire la gioventù la bellezza, la sanità, le fatiche e le spese che si mettono nei buoni studi per essere onorati dagli altri, nell'indirizzare i fanciulli ai buoni costumi, nel fare o promuovere le instituzioni utili; tutto sale e si raguna costà: di modo che vi si trovano tutte le cose umane; fuori dalla pazzia, che non si diparte dagli uomini. In caso che questo sia vero, io fo conto che tu debba essere così piena, che non ti avanzi più luogo; specialmente che, negli ultimi tempi, gli uomini hanno perduto moltissime cose (verbigrazia l'amor patrio, la virtù, la magnanimità la rettitudine), non già solo in parte, e l'uno o l'altro di loro, come per l'addietro, ma tutti e interamente. E certo che se elle non sono costì, non credo si possano trovare in altro luogo. Però vorrei che noi facessimo insieme una convenzione, per la quale tu mi rendessi di presente, e poi di mano in mano, tutte queste cose; donde io penso che tu medesima abbi caro di essere sgomberata, massime del senno, il quale intendo che occupa costì un grandissimo spazio; ed io ti farei pagare dagli uomini tutti gli anni una buona somma di danari.

LUNA Tu ritorni agli UOMINI;
e, con tutto che la pazzia, come affermi, non si diparta da' tuoi confini, vuoi farmi impazzire a ogni modo, e levare il giudizio a me, cercando quello di coloro;
il quale io non so dove sia, né se vada o resti in nessuna parte del mondo; so bene che qui non si trova;
come non ci si trovano le alter cose che tu chiedi.

TERRA Almeno mi saprai tu dire se costì sono in uso i vizi, i misfatti, gl'infortuni, i dolori, la vecchiezza, in conclusione i mali? intendi tu questi nomi?
LUNA Oh cotesti sì che gl'intendo;
e non solo i nomi, ma le cose significate, le conosco a maraviglia: perché ne sono tutta piena, in vece di quelle altre che tu credevi.

TERRA Quali prevalgono ne' tuoi popoli, i pregi o i difetti?
LUNA I difetti di gran lunga.

TERRA Di quali hai maggior copia, di beni o di mali?
LUNA Di mali senza comparazione.

TERRA E generalmente gli abitatori tuoi sono felici o infelici?

LUNA Tanto infelici, che io non mi scambierei col più fortunato di loro.

TERRA Il medesimo è qui. Di modo che io mi maraviglio come, essendomi sì diversa nelle altre cose, in questa mi sei conforme.
LUNA Anche nella figura, e nell'aggirarmi, e nell'essere illustrata dal sole io ti sono conforme;
e non è maggior maraviglia quella che questa: perché il male è cosa comune a tutti i pianeti dell'universo, o almeno di questo mondo solare, come la rotondità e le altre condizioni che ho detto, né più né meno.
E se tu potessi levare tanto alto la voce, che fossi udita da Urano o da Saturno, o da qualunque altro pianeta del nostro mondo; e gl'interrogassi se in loro abbia luogo l'infelicità, e se i beni prevalgano o cedano ai mali; ciascuno ti risponderebbe come ho fatto io.
Dico questo per aver dimandato delle medesime cose Venere e Mercurio,ai quali pianeti di quando in quando io mi trovo più vicina di te;
come anche ne ho chiesto ad alcune comete che mi sono passate dappresso: e tutti mi hanno risposto come ho detto. E penso che il sole medesimo, e ciascuna stella risponderebbero altrettanto.

TERRA Con tutto cotesto io spero bene; e oggi massimamente, gli uomini mi promettono per l'avvenire molte felicità.
LUNA Spera a tuo senno: e io ti prometto che potrai sperare in eterno.

TERRA Sai che è? questi uomini e queste bestie si mettono a romore: perché dalla parte dalla quale ti favello, è notte, come tu vedi, o piuttosto non vedi; sicché tutti dormivano; e allo strepitio che noi facciamo parlando, si destano con gran paura.
LUNA Ma qui da questa parte, come tu vedi, è giorno.

TERRA Ora io non voglio essere causa di spaventare la mia gente, e di rompere loro il sonno, che è il maggior bene che abbiano. Però ci riparleremo in altro tempo. Addio dunque; buon giorno.
LUNA Addio; buona notte.