L' INFINITO



Sempre caro mi fu quest' ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell' ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da' quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l' eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s' annega il pensier mio:
e il naufragar m' è dolce in questo mare.




"L' INFINITO" è un idillio ma, mentre nella letteratura greca questo termine era usato per indicare una poesia che ricercasse un contatto fresco ed immediato con la natura, qui diviene un quadro del tutto interiore dove le immagini naturali sono solo un pretesto per esprimere situazioni dell' animo; attraverso una contemplazione solitaria della natura ed un suo attingere di là dagli oggetti, Leopardi scopre dentro di sè un' intuizione elementare e profonda dell' io e delle cose.

L' idillio è formato da quindici versi endecasillabi e si articola in quattro periodi che corrispondono ad altrettanti "movimenti interiori":
1)Lo sguardo del poeta è limitato da una siepe che gli preclude la vista dell' orizzonte lontano e che diviene simbolo della vita circoscritta nello spazio e nel tempo.
2)Proprio questo limite ridesta più intenso il bisogno di un al di là, di un infinito che l' anima scopra non nelle cose, ma ripiegandosi in sè, nel proprio centro e se lo figura come spazio interminato, come quiete profondissima. E per poco il cuore non si spaura davanti a quell' immensità che sembra sommergere, annullare la vita fragile dell' io.
3)Poi un soffio di vento riconduce il senso del moto, della vita, del tempo. Ma è come una nuova siepe, che spinge il poeta all' intuizione di ciò che è al di là del tempo, cioè dell' eterno.
4)Egli si abbandona dolcemente a quest' idea pura dell' infinito creata dalla sua mente.

"L' INFINITO" descrive una cotrapposizione fra uno spazio interno e uno spazio esterno, una loro incompatibilità e incomunicabilità che tuttavia conduce al trasferimento dello spazio esterno nell' interno prima, e dell' interno all' esterno poi. Quindi dall' opposizione di fondo fra spazio interno e spazio esterno e dall' impossibilità di spostarsi dal primo al secondo, persino con lo sguardo, il poeta trova una via di scampo nell' interiorizzare lo spazio esterno, nell' accoglierlo in sè rappresentandoselo nel pensiero. Il mondo interno è quello della vita, il mondo esterno (la natura) è quello della morte, ma ciò non impedisce al mondo esterno di affascinare il poeta a causa della propria illimitatezza ed eternità.

Analizzando la poesia dal punto di vista metrico e grammaticale, si nota che l' alternarsi fra spazio interno e spazio esterno viene descritto attraverso l' utilizzo degli aggettivi indicativi questo-quello. "Questo" indica persona o cosa vicina a chi parla o scrive, mentre "quello" denota lontananza. Nell' idillio mantengono questa funzione, presentando numerose occorrenze (otto su quindici versi) e sempre in punti essenziali (dove cade l' accento ritmico) e connotando oggetti essenziali: questo colle, questa siepe, di là da quella (siepe), quello infinito silenzio, questa voce, questa immensità, questo mare. In sintesi:
1)"QUESTO" indica ciò che è caro e dolce, che appartiene in qualche modo all' intimità.
2)"QUELLO" indica ciò che è remoto.

Analisi metrica della poesia:


Sem/pre/ ca/ro/ mi/ fù/ què/st' er/mo/ còl/le/,
e/ que/sta/ siè/pe/, che/ da/ tàn/ta/ pàr/te/
del/l' ul/ti/mo o/riz/zòn/te il/ guàr/do es/clù/de/.
Ma/ se/den/do e/ mi/ràn/do, in/tèr/mi/nà/ti/
spa/zi/ di/ là/ da/ quèl/la, e/ sò/vru/mà/ni/
si/len/zi, e/ prò/fon/dis/si/mà/ quï/è/te/
io/ nel/ pen/sièr/ mi/ fìn/go; o/ve/ per/ pò/co/
il/ cor/ non/ si/ spàu/ra/. E/ cò/me il/ vèn/to/
o/do/ stor/mìr/ tra/ què/ste/ pian/te, io/ quèl/lo/
in/fi/ni/to/ si/lèn/zio a/ què/sta/ vò/ce/
vo/ com/pa/ràn/do: e/ mi/ sov/vièn/ l' e/tèr/no/,
e/ le/ mor/tè/ sta/giò/ni, e/ la/ pre/sèn/te/
e/ vi/va, e il/ suò/n/ di/ lei/. Co/sì/ tra/ què/sta/
im/men/si/tà/ s' an/nè/ga il/ pen/sièr/ mio/:
e il/ nau/fra/gàr/ m' è/ dol/ce in/ què/sto/ mà/re/.