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La prima
domanda a cui cercherò di rispondere sarà questa:
Perchè ho deciso di lavorare su questa poesia? Qualche
mese fa, quando mi fu chiesto di scegliere qualcosa del
Leopardi come punto di partenza per una elaborazione
tridimensionale, non mi sono posto possibili alternative,
decisi per il "Canto notturno" senza alcun
indugio.
Ora però mi sono imposto di capire il perchè di questa
scelta, e dopo qualche minuto di riflessione mi sono reso
conto che su questa decisione ha pesato in gran parte una
passione nata durante gli anni del liceo, forse legata a
vecchi ricordi. Un fattore quindi totalmente estraneo
agli obbiettivi richiesti dal corso.
Il "Canto notturno di un pastore errante
dell'Asia" mi ha da sempre colpito, forse per la sua
apparente semplicità, forse per la delicata melodia
formata dai suoi versi o forse ancora per i luoghi
desertici che evoca, per me sinonimo di pace. Dicendo
questo rendo evidente che la mia lettura è stata per
anni palesemente superficiale, certamente poco attenta ai
veri temi che possono essere rintracciati nel canto.
Che fare allora; ripartire da zero attraverso un processo
di scelta più finalizzato o provare a lavorare su questa
poesia a cui sono legato per estranei motivi? La seconda
via mi è sembrata la piu divertente, ho quindi deciso di
accontentare l'impulso e mi sono cimentato in una
rudimentale analisi.
Leggendo il canto per piu volte, ho rintracciato nei
versi una organizzazione spaziale ben precisa, che ora
cercherò di spiegare. Vi è anzitutto un ambiente, che
chiameremo struttura, che viene
organizzato secondo precise regole cui i personaggi che
lo vivono devono attenersi. Vi sono poi, come abbiamo ora
anticipato, alcuni personaggi che compiono azioni
ponendosi in relazione tra loro e con l'ambiente stesso.
LA STRUTTURA viene
costruita nel canto attraverso le continue analogie poste
tra la vita dell'uomo e quella dell'universo. La vita del
pastore e quella della luna sono vicine per molti aspetti
ma insieme sono inevitabilmente diverse. Lo spazio
descritto mi sembra caratterizzato da molti sistemi
simili e allo stesso tempo indipendenti tra loro; sto
parlando di una struttura caratterizzata da macro e
microcosmi.
Macro e microcosmo hanno sicuramente analogie tra loro,
talvolta è persino rintracciabile una unica matrice
comune, ma essi sono anche necessariamente diversi. Se il
"piccolo" è retto da un certo numero di leggi,
non possiamo pensare che esse siano le stesse (o
quantomeno che siano sufficienti) per il
"grande"; il salto di scala è sempre
accompagnato da leggi in gran parte nuove, e non dalle
vecchie riadattate al nuovo ordine dimensionale.
Lo spazio descritto da questa poesia è caratterizzato
quindi da analogie (il vagare seguendo
percorsi ciclici, l'apparente monotonia del continuo
ripetersi) e allo stesso tempo dalle contrapposizioni
finito-infinito: Il piccolissimo pastore e la luna
immensa, il breve ciclo di vita dell'uomo e l'eternità
dell'universo, la miseria dell'intelligenza umana nei
confronti dei segreti che la luna porta in se.
Che fai
tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni
calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua
vita
La vita del pastore.
...
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
...
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
...
...Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male
LE AZIONI Il pastore
si trova in una posizione fortunata (o per altri versi
sfortunata) rispetto al suo gregge. Entrambi sono
inseriti in questo sistema, ma il pastore, grazie allo
strumento dell'osservazione e della sua immaginazione,
può tentare di spingersi verso la comprensione del
perchè della vita e dell'universo.
Il pastore osserva il mondo per poi finire a fare
considerazioni e parallelismi tra la sua vita e quella
dell'universo. Le azioni che ho rintracciato sono quindi
l'osservazione e la riflessione,
rappresentate rispettivamente con due triangoli
divergenti e convergenti, quasi a rappresentare
un'inspirazione e una espirazione di dati. Queste azioni
non sono proprie del solo pastore ma anche della luna.
Osservare per sapere. Il pastore
mi è sembrato che si rivolgesse all'universo con i modi
di fare, le speranze e le disillusioni di uno scienziato.
Egli si chiede il perchè delle cose, e lo fà mediante
una osservazione del mondo e delle sue inderogabili leggi
(nascita, ciclo di percorrenza, morte).
Parliamo del mondo in senso strettamente fisico. Prima
abbiamo parlato di analogie e contrapposizioni; i
parallelismi che possiamo tracciare tra la vita umana,
celeste e sub-umana (atomica, cellulare) sono fin troppo
evidenti, almeno quanto lo sono le loro diversità. Chi
non ha mai pensato a similitudini tra le orbite dei
pianeti e quelle degli elettroni?
L'azione dell'osservazione è strettamente legata alla
scienza, e lo è a tal punto da far pensare che
l'esistenza stessa di un fenomeno sia legata alla
osservazione dello stesso. Nel 1927 il principio di
indeterminazione formulato da Heisenberg e Bohr ci ha
detto che non è possibile determinare allo stesso tempo
la posizione e la quantità di moto di una particella.
Altri esperimenti di fisica quantistica ci hanno mostrato
inequivocabilmente che l'atto stesso di 'misurare' il
fenomeno finisce con l'alterare il risultato.
L'osservatore partecipa alla dinamica del fenomeno
stesso, al punto che un fenomeno non è tale finchè non
è stato osservato e misurato. "Esse est
percipi" diceva George Berkeley nel 1700,
dimostrando un grande senso di premonizione.
Quello che vediamo non è certo quello che è. Un altro
pltro punto che mi sembra importante sottolineare è
quindi la limitatezza dei nostri mezzi dell'osservazione,
dovuta a limiti tecnici, intellettuali o percettivi che
spesso è la causa principale di risultati e pensieri
contraddittori e sbagliati.
Che
fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
...
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno, ...
.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Ultima azione che ho evidenziato è il camminare,
il muoversi (anche visti come non
azione: riposo, ozio). Sia la vita del pastore che quella
della luna sono caratterizzate anche dal movimento su
percorsi circolari o quantomeno ciclici. Luna e pastore
appartengono a sottoinsiemi dotati di leggi diverse e
quindi il pastore percepisce come infiniti i tempi e gli
spazi che caratterizzano la vita dell'universo. Questo
tema è ripreso più volte all'interno del canto, anche
nei versi riportati in precedenza.
IL PARADIGMA INDIZIARIO
Il paradigma indiziario è stato più volte definito come
"ipotesi di partenza", "codice
genetico" del metaprogetto operativo che vogliamo
formulare. Almeno finora ho ritenuto che una sua
elaborazione in termini fin eccessivamente generali
potesse solo giovare alla varietà del progetto, evitando
di incanalarlo in schemi rigidi e immutabili.
Nel ex-tempore avevo previsto una restituzione di esso in
tre dimensioni, con una serie di cerchi di diverse
dimensioni ritagliati nel cartoncino, sovrapposti in modo
che fossero tutti tangenti in un punto. In questa
rappresentazione vi sono parecchi sistemi, i cerchi, simili (per forma) ma insieme retti da
leggi in parte diverse (per dimensioni, piani di
sovrapposizione). In esso ho voluto comprendere anche i
due gradi di infinito:
l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo. I
limiti di una struttura del genere sono quindi da un lato
la retta tangente, parte del diametro del cerchio di
raggio infinito, e dall'altro il punto, visto come
cerchio di raggio nullo.
In uno spazio così strutturato avvengono le azioni,
necessarie per l'interazione tra i vari sistemi. Il
movimento, l'osservazione e la riflessione sono state
rappresentate da un cerchio rotante posto in posizione
eccentrica, sulle cui facce sono tracciati i triangoli
convergenti e divergenti le cui finalità espressive sono
state espresse prima. Il punto di tangenza, comune
origine di tutti i sistemi disegnati e luogo di incontro
dei due gradi di infinito può assumere diversi volti,
dal senso ultimo delle cose, al Big Bang, alla apocalisse
fino anche a Dio. Questo punto è l'ideale obbiettivo di
ogni osservazione e riflessione, ma i rudimentali
strumenti a disposizione dell'uomo non gli consentono
nulla piu che qualche rozza ipotesi (di qui l'asse
di rotazione non allineato della pallina rossa).
L'osservazione
delle analogie tra la vita nei sistemi piu grandi e
piccoli del nostro, porta l'uomo a riflettere e a
ipotizzare nuovi scenari. La percezione di sistemi a noi
vicini ci permette di trarre delle conclusioni che
ipotizziamo valide anche per sistemi infinitamente
lontani. L'osservazione del mondo è il punto di partenza
per il volo della immaginazione umana verso i limiti
dello spazio, del tempo e della natura ultima delle cose.
Il vero problema sta nella limitatezza dei mezzi che
abbiamo a disposizione per fare ciò è nei filtri fisici
e soggettivi che ostacolano e di fatto impediscono una
corretta e oggettiva visione.
Il paradigma indiziario è quindi la sintesi di queste
caratteristiche:
Macro
e microcosmo. Mondi simili ma diversi
(cerchi di diverso diametro sovrapposti in modo
non concentrico).
Infinito.
Si intendono insieme l'infinito grande e quello
piccolo. Essi sono rappresentati dal punto e
dalla linea, ideale rappresentazione del cerchio
di raggio infinito e di quello di raggio nullo.
Punto
di convergenza. Nel canto spesso si fa
riferimento a qualcosa di superiore che conosce
il tutto e che sintetizza in esso tutto
l'universo. Nella rappresentazione è il punto di
comune tangenza.
Limiti
ignoti. Il paradigma ammette la sua
limitatezza. Come il pastore si rende conto che
forse nemmeno la Luna è capace di comprendere
tutto, così il paradigma ammette una possibile
continuazione al di la della struttura formata
dai cerchi sovrapposti. Questa zona è la fascia
blu
Personaggi.
Questa struttura è abitata da un numero infinito
di personaggi, tra cui la luna e il pastore. Essi
sono rappresentati dalla palla rossa. Questa
palla dovrebbe girare all'interno della sua
orbita (cerchio) e insieme ruotare su se stessa.
La rotazione, resa evidente dall'alternarsi delle
frecce divergenti e convergenti, indica
l'osservare e il riflettere che ogni personaggio
fa nei riguardi della vita e dell'universo
durante ogni sua peregrinazione.
Limitatezza
umana. L'asse di rotazione della pallina
è sempre scostato dal punto di tangenza dei
cerchi. Non è possibile che venga compreso il
centro del tutto.
»
verso il
paradigma
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