Promessi Sposi

Sulla voce : la casa di Lucia

 

Cap.I - Par 31

Pensino ora i miei venticinque lettori che impressione dovesse fare sull' animo del poveretto, quello che s' e' raccontato. Lo spavento di que' visacci e di quelle parolacce, la minaccia d' un signore noto per non minacciare invano, un sistema di quieto vivere, ch' era costato tant' anni di studio e di pazienza, sconcertato in un punto, e un passo dal quale non si poteva veder come uscirne: tutti questi pensieri ronzavano tumultuariamente nel capo basso di don Abbondio. «Se Renzo si potesse mandare in pace con un bel no, via; ma vorra' delle ragioni; e cosa ho da rispondergli, per amor del cielo? E, e, e, anche costui e' una testa: un agnello se nessun lo tocca, ma se uno vuol contraddirgli... ih! E poi, e poi, perduto dietro a quella Lucia, innamorato come... Ragazzacci, che, per non saper che fare, s' innamorano, voglion maritarsi, e non pensano ad altro; non si fanno carico de' travagli in che mettono un povero galantuomo. Oh povero me! vedete se quelle due figuracce dovevan proprio piantarsi sulla mia strada, e prenderla con me! Che c' entro io? Son io che voglio maritarmi? Perche' non son andati piuttosto a parlare... Oh vedete un poco: gran destino e' il mio, che le cose a proposito mi vengan sempre in mente un momento dopo l' occasione. Se avessi pensato di suggerir loro che andassero a portar la loro imbasciata...» Ma, a questo punto, s' accorse che il pentirsi di non essere stato consigliere e cooperatore dell' iniquita' era cosa troppo iniqua; e rivolse tutta la stizza de' suoi pensieri contro quell' altro che veniva cosi' a togliergli la sua pace. Non conosceva don Rodrigo che di vista e di fama, ne' aveva mai avuto che far con lui, altro che di toccare il petto col mento, e la terra con la punta del suo cappello, quelle poche volte che l' aveva incontrato per la strada. Gli era occorso di difendere, in più d' un' occasione, la riputazione di quel signore, contro coloro che, a bassa voce, sospirando, e alzando gli occhi al cielo, maledicevano qualche suo fatto: aveva detto cento volte ch' era un rispettabile cavaliere. Ma, in quel momento gli diede in cuor suo tutti que' titoli che non aveva mai udito applicargli da altri, senza interrompere in fretta con un oibò. Giunto, tra il tumulto di questi pensieri, alla porta di casa sua, ch' era in fondo del paesello, mise in fretta nella toppa la chiave, che gia' teneva in mano; apri', entrò, richiuse diligentemente; e, ansioso di trovarsi in una compagnia fidata, chiamò subito: - Perpetua! Perpetua! -, avviandosi pure verso il salotto, dove questa doveva esser certamente ad apparecchiar la tavola per la cena. Era Perpetua, come ognun se n' avvede, la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l' occasione, tollerare a tempo il brontoli'o e le fantasticaggini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie, che divenivan di giorno in giorno più frequenti, da che aveva passata l' eta' sinodale dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche.

Cap.II - Par 93

Renzo intanto camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi. Renzo era un giovine pacifico e alieno dal sangue, un giovine schietto e nemico d' ogni insidia; ma, in que' momenti, il suo cuore non batteva che per l' omicidio, la sua mente non era occupata che a fantasticare un tradimento. Avrebbe voluto correre alla casa di don Rodrigo, afferrarlo per il collo, e... ma gli veniva in mente ch' era come una fortezza, guarnita di bravi al di dentro, e guardata al di fuori; che i soli amici e servitori ben conosciuti v' entravan liberamente, senza essere squadrati da capo a piedi; che un artigianello sconosciuto non vi potrebb' entrare senza un esame, e ch' egli sopra tutto... egli vi sarebbe forse troppo conosciuto. Si figurava allora di prendere il suo schioppo, d' appiattarsi dietro una siepe, aspettando se mai, se mai colui venisse a passar solo; e, internandosi, con feroce compiacenza, in quell' immaginazione, si figurava di sentire una pedata, quella pedata, d' alzar chetamente la testa; riconosceva lo scellerato, spianava lo schioppo, prendeva la mira, sparava, lo vedeva cadere e dare i tratti, gli lanciava una maledizione, e correva sulla strada del confine a mettersi in salvo. «E Lucia?» Appena questa parola si fu gettata a traverso di quelle bieche fantasie, i migliori pensieri a cui era avvezza la mente di Renzo, v' entrarono in folla. Si rammentò degli ultimi ricordi de' suoi parenti, si rammentò di Dio, della Madonna e de' santi, pensò alla consolazione che aveva tante volte provata di trovarsi senza delitti, all' orrore che aveva tante volte provato al racconto d' un omicidio; e si risvegliò da quel sogno di sangue, con ispavento, con rimorso, e insieme con una specie di gioia di non aver fatto altro che immaginare. Ma il pensiero di Lucia, quanti pensieri tirava seco! Tante speranze, tante promesse, un avvenire cosi' vagheggiato, e cosi' tenuto sicuro, e quel giorno cosi' sospirato! E come, con che parole annunziarle una tal nuova? E poi, che partito prendere? Come farla sua, a dispetto della forza di quell' iniquo potente? E insieme a tutto questo, non un sospetto formato, ma un' ombra tormentosa gli passava per la mente. Quella soverchieria di don Rodrigo non poteva esser mossa che da una brutale passione per Lucia. E Lucia? Che avesse data a colui la più piccola occasione, la più leggiera lusinga, non era un pensiero che potesse fermarsi un momento nella testa di Renzo. Ma n' era informata? Poteva colui aver concepita quell' infame passione, senza che lei se n' avvedesse? Avrebbe spinte le cose tanto in la', prima d' averla tentata in qualche modo? E Lucia non ne aveva mai detta una parola a lui! al suo promesso!

Cap.II - Par 94

Dominato da questi pensieri, passò davanti a casa sua, ch' era nel mezzo del villaggio, e, attraversatolo, s' avviò a quella di Lucia, ch' era in fondo, anzi un po' fuori. Aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino. Renzo entrò nel cortile, e senti' un misto e continuo ronzi'o che veniva da una stanza di sopra. S' immaginò che sarebbero amiche e comari, venute a far corteggio a Lucia; e non si volle mostrare a quel mercato, con quella nuova in corpo e sul volto. Una fanciulletta che si trovava nel cortile, gli corse incontro gridando: - lo sposo! lo sposo!

Cap.IV - Par 19

- Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avra' riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla! Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla! Voi avete disprezzato il suo avviso! Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia e' sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel ch' io vi prometto. Verra' un giorno...

Cap.VI - Par 37

- C' e' dubbio? - disse Renzo: - maritati che fossimo... tutto il mondo e' paese; e, a due passi di qui, sul bergamasco, chi lavora seta e' ricevuto a braccia aperte. Sapete quante volte Bortolo mio cugino m' ha fatto sollecitare d' andar la' a star con lui, che farei fortuna, com' ha fatto lui: e se non gli ho mai dato retta, gli e'... che serve? perche' il mio cuore era qui. Maritati, si va tutti insieme, si mette su casa la', si vive in santa pace, fuor dell' unghie di questo ribaldo, lontano dalla tentazione di fare uno sproposito. N' e' vero, Lucia?

Cap.VIII- Par 16

In faccia all' uscio di don Abbondio, s' apriva, tra due casipole, una stradetta, che, finite quelle, voltava in un campo. Agnese vi s' avviò, come se volesse tirarsi alquanto in disparte, per parlar più liberamente; e Perpetua dietro. Quand' ebbero voltato, e furono in luogo, donde non si poteva più veder ciò che accadesse davanti alla casa di don Abbondio, Agnese tossi' forte. Era il segnale: Renzo lo senti', fece coraggio a Lucia, con una stretta di braccio; e tutt' e due, in punta di piedi, vennero avanti, rasentando il muro, zitti zitti; arrivarono all' uscio, lo spinsero adagino adagino; cheti e chinati, entraron nell' andito, dov' erano i due fratelli ad aspettarli. Renzo accostò di nuovo l' uscio pian piano; e tutt' e quattro su per le scale, non facendo rumore neppur per uno. Giunti sul pianerottolo, i due fratelli s' avvicinarono all' uscio della stanza, ch' era di fianco alla scala; gli sposi si strinsero al muro.

Cap.VIII- Par 34

Bene bene, - interruppe don Abbondio, e brontolando, tirò a se' una cassetta del tavolino, levò fuori carta, penna e calamaio, e si mise a scrivere, ripetendo a viva voce le parole, di mano in mano che gli uscivan dalla penna. Frattanto Tonio e, a un suo cenno, Gervaso, si piantaron ritti davanti al tavolino, in maniera d' impedire allo scrivente la vista dell' uscio; e, come per ozio, andavano stropicciando, co' piedi, il pavimento, per dar segno a quei ch' erano fuori, d' entrare, e per confondere nello stesso tempo il rumore delle loro pedate. Don Abbondio, immerso nella sua scrittura, non badava ad altro. Allo stropicci'o de' quattro piedi, Renzo prese un braccio di Lucia, lo strinse, per darle coraggio, e si mosse, tirandosela dietro tutta tremante, che da se' non vi sarebbe potuta venire. Entraron pian piano, in punta di piedi, rattenendo il respiro; e si nascosero dietro i due fratelli. Intanto don Abbondio, finito di scrivere, rilesse attentamente, senza alzar gli occhi dalla carta; la piegò in quattro, dicendo: - ora, sarete contento? - e, levatosi con una mano gli occhiali dal naso, la porse con l' altra a Tonio, alzando il viso. Tonio, allungando la mano per prender la carta, si ritirò da una parte; Gervaso, a un suo cenno, dall' altra; e, nel mezzo, come al dividersi d' una scena, apparvero Renzo e Lucia. Don Abbondio, vide confusamente, poi vide chiaro, si spaventò, si stupi', s' infuriò, pensò, prese una risoluzione: tutto questo nel tempo che Renzo mise a proferire le parole: - signor curato, in presenza di questi testimoni, quest' e' mia moglie -. Le sue labbra non erano ancora tornate al posto, che don Abbondio, lasciando cader la carta, aveva gia' afferrata e alzata, con la mancina, la lucerna, ghermito, con la diritta, il tappeto del tavolino, e tiratolo a se', con furia, buttando in terra libro, carta, calamaio e polverino; e, balzando tra la seggiola e il tavolino, s' era avvicinato a Lucia. La poveretta, con quella sua voce soave, e allora tutta tremante, aveva appena potuto proferire: - e questo... - che don Abbondio le aveva buttato sgarbatamente il tappeto sulla testa e sul viso, per impedirle di pronunziare intera la formola. E subito, lasciata cader la lucerna che teneva nell' altra mano, s' aiutò anche con quella a imbacuccarla col tappeto, che quasi la soffogava; e intanto gridava quanto n' aveva in canna: - Perpetua! Perpetua! tradimento! aiuto! - Il lucignolo, che moriva sul pavimento, mandava una luce languida e saltellante sopra Lucia, la quale, affatto smarrita, non tentava neppure di svolgersi, e poteva parere una statua abbozzata in creta, sulla quale l' artefice ha gettato un umido panno. Cessata ogni luce, don Abbondio lasciò la poveretta, e andò cercando a tastoni l' uscio che metteva a una stanza più interna; lo trovò, entrò in quella, si chiuse dentro, gridando tuttavia: - Perpetua! tradimento! aiuto! fuori di questa casa! fuori di questa casa! - Nell' altra stanza, tutto era confusione: Renzo, cercando di fermare il curato, e remando con le mani, come se facesse a mosca cieca, era arrivato all' uscio, e picchiava, gridando: - apra, apra; non faccia schiamazzo -. Lucia chiamava Renzo, con voce fioca, e diceva, pregando: - andiamo, andiamo, per l' amor di Dio -. Tonio, carpone, andava spazzando con le mani il pavimento, per veder di raccapezzare la sua ricevuta. Gervaso, spiritato, gridava e saltellava, cercando l' uscio di scala, per uscire a salvamento.

Cap.VIII- Par 64

Chi accorre, chi sguizza tra uomo e uomo, e se la batte; il tumulto era grande, quando arriva un altro, che gli aveva veduti partire in fretta, e grida: - correte, figliuoli: ladri, o banditi che scappano con un pellegrino: son gia' fuori del paese: addosso! addosso! - A quest' avviso, senza aspettar gli ordini del capitano, si movono in massa, e giù alla rinfusa per la strada; di mano in mano che l' esercito s' avanza, qualcheduno di quei della vanguardia rallenta il passo, si lascia sopravanzare, e si ficca nel corpo della battaglia: gli ultimi spingono innanzi: lo sciame confuso giunge finalmente al luogo indicato. Le tracce dell' invasione eran fresche e manifeste: l' uscio spalancato, la serratura sconficcata; ma gl' invasori erano spariti. S' entra nel cortile; si va all' uscio del terreno: aperto e sconficcato anche quello: si chiama: - Agnese! Lucia! Il pellegrino! Dov' e' il pellegrino? L' avra' sognato Stefano, il pellegrino. - No, no: l' ha visto anche Carlandrea. Ohe, pellegrino! - Agnese! Lucia! - Nessuno risponde. - Le hanno portate via! Le hanno portate via! - Ci fu allora di quelli che, alzando la voce, proposero d' inseguire i rapitori: che era un' infamita'; e sarebbe una vergogna per il paese, se ogni birbone potesse a man salva venire a portar via le donne, come il nibbio i pulcini da un' aia deserta. Nuova consulta e più tumultuosa: ma uno (e non si seppe mai bene chi fosse stato) gettò nella brigata una voce, che Agnese e Lucia s' eran messe in salvo in una casa. La voce corse rapidamente, ottenne credenza; non si parlò più di dar la caccia ai fuggitivi; e la brigata si sparpagliò, andando ognuno a casa sua. Era un bisbiglio, uno strepito, un picchiare e un aprir d' usci, un apparire e uno sparir di lucerne, un interrogare di donne dalle finestre, un rispondere dalla strada. Tornata questa deserta e silenziosa, i discorsi continuaron nelle case, e moriron negli sbadigli, per ricominciar poi la mattina. Fatti però, non ce ne fu altri; se non che, quella medesima mattina, il console, stando nel suo campo, col mento in una mano, e il gomito appoggiato sul manico della vanga mezza ficcata nel terreno, e con un piede sul vangile; stando, dico, a speculare tra se' sui misteri della notte passata, e sulla ragion composta di ciò che gli toccase a fare, e di ciò che gli convenisse fare, vide venirsi incontro due uomini d' assai gagliarda presenza, chiomati come due re de' Franchi della prima razza, e somigliantissimi nel resto a que' due che cinque giorni prima avevano affrontato don Abbondio, se pur non eran que' medesimi. Costoro, con un fare ancor men cerimonioso, intimarono al console che guardasse bene di non far deposizione al podesta' dell' accaduto, di non rispondere il vero, caso che ne venisse interrogato, di non ciarlare, di non fomentar le ciarle de' villani, per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia.

Cap.VIII- Par 65

I nostri fuggiaschi camminarono un pezzo di buon trotto, in silenzio, voltandosi, ora l' uno ora l' altro, a guardare se nessuno gl' inseguiva, tutti in affanno per la fatica della fuga, per il batticuore e per la sospensione in cui erano stati, per il dolore della cattiva riuscita, per l' apprensione confusa del nuovo oscuro pericolo. E ancor più in affanno li teneva l' incalzare continuo di que' rintocchi, i quali, quanto, per l' allontanarsi, venivan più fiochi e ottusi, tanto pareva che prendessero un non so che di più lugubre e sinistro. Finalmente cessarono. I fuggiaschi allora, trovandosi in un campo disabitato, e non sentendo un alito all' intorno, rallentarono il passo; e fu la prima Agnese che, ripreso fiato, ruppe il silenzio, domandando a Renzo com' era andata, domandando a Menico cosa fosse quel diavolo in casa. Renzo raccontò brevemente la sua trista storia; e tutt' e tre si voltarono al fanciullo, il quale riferi' più espressamente l' avviso del padre, e raccontò quello ch' egli stesso aveva veduto e rischiato, e che pur troppo confermava l' avviso. Gli ascoltatori compresero più di quel che Menico avesse saputo dire: a quella scoperta, si sentiron rabbrividire; si fermaron tutt' e tre a un tratto, si guardarono in viso l' un con l' altro, spaventati; e subito, con un movimento unanime, tutt' e tre posero una mano, chi sul capo, chi sulle spalle del ragazzo, come per accarezzarlo, per ringraziarlo tacitamente che fosse stato per loro un angelo tutelare, per dimostrargli la compassione che sentivano dell' angoscia da lui sofferta, e del pericolo corso per la loro salvezza; e quasi per chiedergliene scusa. - Ora torna a casa, perche' i tuoi non abbiano a star più in pena per te, - gli disse Agnese; e rammentandosi delle due parpagliole promesse, se ne levò quattro di tasca, e gliele diede, aggiungendo: - basta; prega il Signore che ci rivediamo presto: e allora... - Renzo gli diede una berlinga nuova, e gli raccomandò molto di non dir nulla della commissione avuta dal frate; Lucia l' accarezzò di nuovo, lo salutò con voce accorata; il ragazzo li salutò tutti, intenerito; e tornò indietro. Quelli ripresero la loro strada, tutti pensierosi; le donne innanzi, e Renzo dietro, come per guardia. Lucia stava stretta al braccio della madre, e scansava dolcemente, e con destrezza, l' aiuto che il giovine le offriva ne' passi malagevoli di quel viaggio fuor di strada; vergognosa in se', anche in un tale turbamento, d' esser gia' stata tanto sola con lui, e tanto famigliarmente, quando s' aspettava di divenir sua moglie, tra pochi momenti. Ora, svanito cosi' dolorosamente quel sogno, si pentiva d' essere andata troppo avanti, e, tra tante cagioni di tremare, tremava anche per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora se stesso, somigliante alla paura del fanciullo, che trema nelle tenebre, senza saper di che.

Cap.VIII- Par 68

- Fidatevi pure, - rispose il padre Cristoforo; e, all' incerto chiarore della lampada che ardeva davanti all' altare, s' accostò ai ricoverati, i quali stavano sospesi aspettando, e disse loro: - figliuoli! ringraziate il Signore, che v' ha scampati da un gran pericolo. Forse in questo momento...! - E qui si mise a spiegare ciò che aveva fatto accennare dal piccol messo: giacche' non sospettava ch' essi ne sapesser più di lui, e supponeva che Menico gli avesse trovati tranquilli in casa, prima che arrivassero i malandrini. Nessuno lo disingannò, nemmeno Lucia, la quale però sentiva un rimorso segreto d' una tale dissimulazione, con un tal uomo; ma era la notte degl' imbrogli e de' sotterfugi.

Cap.XI- Par 30

Una delle più gran consolazioni di questa vita e' l' amicizia; e una delle consolazioni dell' amicizia e' quell' avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d' uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d' un altro, da' a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, e' vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Cosi', d' amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell' immensa catena, tanto che arriva all' orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai. Avrebbe però ordinariamente a stare un gran pezzo in cammino, se ognuno non avesse che due amici: quello che gli dice, e quello a cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son degli uomini privilegiati che li contano a centinaia; e quando il segreto e' venuto a uno di questi uomini, i giri divengon si' rapidi e si' moltiplici, che non e' più possibile di seguirne la traccia. Il nostro autore non ha potuto accertarsi per quante bocche fosse passato il segreto che il Griso aveva ordine di scovare: il fatto sta che il buon uomo da cui erano state scortate le donne a Monza, tornando, verso le ventitre, col suo baroccio, a Pescarenico, s' abbatte', prima d' arrivare a casa, in un amico fidato, al quale raccontò, in gran confidenza, l' opera buona che aveva fatta, e il rimanente; e il fatto sta che il Griso pote', due ore dopo, correre al palazzotto, a riferire a don Rodrigo che Lucia e sua madre s' eran ricoverate in un convento di Monza, e che Renzo aveva seguitata la sua strada fino a Milano.

Cap.XI- Par 47

L' altra cosa che premeva a don Rodrigo, era di trovar la maniera che Renzo non potesse più tornar con Lucia, ne' metter piede in paese; e a questo fine, macchinava di fare sparger voci di minacce e d' insidie, che, venendogli all' orecchio, per mezzo di qualche amico, gli facessero passar la voglia di tornar da quelle parti. Pensava però che la più sicura sarebbe se si potesse farlo sfrattar dallo stato: e per riuscire in questo, vedeva che più della forza gli avrebbe potuto servir la giustizia. Si poteva, per esempio, dare un po' di colore al tentativo fatto nella casa parrocchiale, dipingerlo come un' aggressione, un atto sedizioso, e, per mezzo del dottore, fare intendere al podesta' ch' era il caso di spedir contro Renzo una buona cattura. Ma pensò che non conveniva a lui di rimestar quella brutta faccenda; e senza star altro a lambiccarsi il cervello, si risolvette d' aprirsi col dottor Azzeccagarbugli, quanto era necessario per fargli comprendere il suo desiderio. «Le gride son tante!» pensava: «e il dottore non e' un' oca: qualcosa che faccia al caso mio sapra' trovare, qualche garbuglio da azzeccare a quel villanaccio: altrimenti gli muto nome». Ma (come vanno alle volte le cose di questo mondo!) intanto che colui pensava al dottore, come all' uomo più abile a servirlo in questo, un altr' uomo, l' uomo che nessuno s' immaginerebbe, Renzo medesimo, per dirla, lavorava di cuore a servirlo, in un modo più certo e più spedito di tutti quelli che il dottore avrebbe mai saputi trovare

Cap.XI- Par 49

Dopo la separazione dolorosa che abbiam raccontata, camminava Renzo da Monza verso Milano, in quello stato d' animo che ognuno può immaginarsi facilmente. Abbandonar la casa, tralasciare il - mestiere, e quel ch' era più di tutto, allontanarsi da Lucia, trovarsi sur una strada, senza saper dove anderebbe a posarsi; e tutto per causa di quel birbone! Quando si tratteneva col pensiero sull' una o sull' altra di queste cose, s' ingolfava tutto nella rabbia, e nel desiderio della vendetta; ma gli tornava poi in mente quella preghiera che aveva recitata anche lui col suo buon frate, nella chiesa di Pescarenico; e si ravvedeva: gli si risvegliava ancora la stizza; ma vedendo un' immagine sul muro, si levava il cappello, e si fermava un momento a pregar di nuovo: tanto che, in quel viaggio, ebbe ammazzato in cuor suo don Rodrigo, e risuscitatolo, almeno venti volte. La strada era allora tutta sepolta tra due alte rive, fangosa, sassosa, solcata da rotaie profonde, che, dopo una pioggia, divenivan rigagnoli; e in certe parti più basse, s' allagava tutta, che si sarebbe potuto andarci in barca. A que' passi, un piccol sentiero erto, a scalini, sulla riva, indicava che altri passeggieri s' eran fatta una strada ne' campi. Renzo, salito per un di que' valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una citta', ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell' ottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino. Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide all' orizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si senti' tutto rimescolare il sangue, stette li' alquanto a guardar tristamente da quella parte, poi tristamente si voltò, e seguitò la sua strada. A poco a poco cominciò poi a scoprir campanili e torri e cupole e tetti; scese allora nella strada, camminò ancora qualche tempo, e quando s' accorse d' esser ben vicino alla citta', s' accostò a un viandante, e, inchinatolo, con tutto quel garbo che seppe, gli disse: - di grazia, quel signore. - Che volete, bravo giovine?

Cap.XVIII- Par 05

Tali pensieri tennero per più giorni don Rodrigo tra un si' e un no, l' uno e l' altro più che noiosi. Venne intanto una lettera del cugino, la quale diceva che la trama era ben avviata. Poco dopo il baleno, scoppiò il tuono; vale a dire che, una bella mattina, si senti' che il padre Cristoforo era partito dal convento di Pescarenico. Questo buon successo cosi' pronto, la lettera d' Attilio che faceva un gran coraggio, e minacciava di gran canzonature, fecero inclinar sempre più don Rodrigo al partito rischioso: ciò che gli diede l' ultima spinta, fu la notizia inaspettata che Agnese era tornata a casa sua: un impedimento di meno vicino a Lucia. Rendiam conto di questi due avvenimenti, cominciando dall' ultimo

Cap.XVIII- Par 12

Un giovedi' finalmente, capitò al monastero un uomo a cercar d' Agnese. Era un pesciaiolo di Pescarenico, che andava a Milano, secondo l' ordinario, a spacciar la sua mercanzia; e il buon frate Cristoforo l' aveva pregato che, passando per Monza, facesse una scappata al monastero, salutasse le donne da parte sua, raccontasse loro quel che si sapeva del tristo caso di Renzo, raccomandasse loro d' aver pazienza, e confidare in Dio; e che lui povero frate non si dimenticherebbe certamente di loro, e spierebbe l' occasione di poterle aiutare; e intanto non mancherebbe, ogni settimana, di far loro saper le sue nuove, per quel mezzo, o altrimenti. Intorno a Renzo, il messo non seppe dir altro di nuovo e di certo, se non la visita fattagli in casa, e le ricerche per averlo nelle mani; ma insieme ch' erano andate tutte a voto, e si sapeva di certo che s' era messo in salvo sul bergamasco. Una tale certezza, e non fa bisogno di dirlo, fu un gran balsamo per Lucia: d' allora in poi le sue lacrime scorsero più facili e più dolci; provò maggior conforto negli sfoghi segreti con la madre; e in tutte le sue preghiere, c' era mescolato un ringraziamento.

Cap.XVIII- Par 16

Il terzo giovedi', non si vide nessuno; e, per le povere donne, fu non solo una privazione d' un conforto desiderato e sperato, ma, come accade per ogni piccola cosa a chi e' afflitto e impicciato, una cagione d' inquietudine, di cento sospetti molesti. Gia' prima d' allora, Agnese aveva pensato a fare una scappata a casa; questa novita' di non vedere l' ambasciatore promesso, la fece risolvere. Per Lucia era una faccenda seria il rimanere distaccata dalla gonnella della madre; ma la smania di saper qualche cosa, e la sicurezza che trovava in quell' asilo cosi' guardato e sacro, vinsero le sue ripugnanze. E fu deciso tra loro che Agnese anderebbe il giorno seguente ad aspettar sulla strada il pesciaiolo che doveva passar di li', tornando da Milano; e gli chiederebbe in cortesia un posto sul baroccio, per farsi condurre a' suoi monti. Lo trovò in fatti, gli domandò se il padre Cristoforo non gli aveva data qualche commissione per lei: il pesciaiolo, tutto il giorno avanti la sua partenza era stato a pescare, e non aveva saputo niente del padre. La donna non ebbe bisogno di pregare, per ottenere il piacere che desiderava: prese congedo dalla signora e dalla figlia, non senza lacrime, promettendo di mandar subito le sue nuove, e di tornar presto; e parti'.

Cap.XXII- Par 02

Fatta cosi' in confuso questa risoluzione, fini' in fretta di vestirsi, mettendosi una sua casacca d' un taglio che aveva qualche cosa del militare; prese la terzetta rimasta sul letto, e l' attaccò alla cintura da una parte; dall' altra, un' altra che staccò da un chiodo della parete; mise in quella stessa cintura il suo pugnale; e staccata pur dalla parete una carabina famosa quasi al par di lui, se la mise ad armacollo; prese il cappello, usci' di camera; e andò prima di tutto a quella dove aveva lasciata Lucia. Posò fuori la carabina in un cantuccio vicino all' uscio, e picchiò, facendo insieme sentir la sua voce. La vecchia scese il letto in un salto, e corse ad aprire. Il signore entrò, e data un' occhiata per la camera, vide Lucia rannicchiata nel suo cantuccio e quieta.

Cap.XXIII- Par 51

- Non hanno sbagliato, - rispose Federigo: - ho una buona nuova da darvi, e un consolante, un soavissimo incarico. Una vostra parrocchiana, che avrete pianta per ismarrita, Lucia Mondella, e' ritrovata, e' qui vicino, in casa di questo mio caro amico; e voi anderete ora con lui, e con una donna che il signor curato di qui e' andato a cercare, anderete, dico, a prendere quella vostra creatura, e l' accompagnerete qui.

Cap.XXIII- Par 80

«E' un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a aver l' argento vivo addosso, e non si contentino d' esser sempre in moto loro, ma voglian tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i più faccendoni mi devan proprio venire a cercar me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne' loro affari: io che non chiedo altro che d' esser lasciato vivere! Quel matto birbone di don Rodrigo! Cosa gli mancherebbe per esser l' uomo il più felice di questo mondo, se avesse appena un pochino di giudizio? Lui ricco, lui giovine, lui rispettato, lui corteggiato: gli da' noia il bene stare; e bisogna che vada accattando guai per se' e per gli altri. Potrebbe far l' arte di Michelaccio; no signore: vuol fare il mestiere di molestar le femmine: il più pazzo, il più ladro, il più arrabbiato mestiere di questo mondo; potrebbe andare in paradiso in carrozza, e vuol andare a casa del diavolo a pie' zoppo. E costui...!» E qui lo guardava, come se avesse sospetto che quel costui sentisse i suoi pensieri, «costui, dopo aver messo sottosopra il mondo con le scelleratezze, ora lo mette sottosopra con la conversione... se sara' vero. Intanto tocca a me a farne l' esperienza!... E' finita: quando son nati con quella smania in corpo, bisogna che faccian sempre fracasso. Ci vuol tanto a fare il galantuomo tutta la vita, com' ho fatt' io? No signore: si deve squartare, ammazzare, fare il diavolo... oh povero me!... e poi uno scompiglio, anche per far penitenza. La penitenza, quando s' ha buona volonta', si può farla a casa sua, quietamente, senza tant' apparato, senza dar tant' incomodo al prossimo. E sua signoria illustrissima, subito subito, a braccia aperte, caro amico, amico caro; stare a tutto quel che gli dice costui, come se l' avesse visto far miracoli; e prendere addirittura una risoluzione, mettercisi dentro con le mani e co' piedi, presto di qua, presto di la': a casa mia si chiama precipitazione. E senza avere una minima caparra, dargli in mano un povero curato! questo si chiama giocare un uomo a pari e caffo. Un vescovo santo, com' e' lui, de' curati dovrebbe esserne geloso, come della pupilla degli occhi suoi. Un pochino di flemma, un pochino di prudenza, un pochino di carita', mi pare che possa stare anche con la santita'... E se fosse tutto un' apparenza? Chi può conoscer tutti i fini degli uomini? e dico degli uomini come costui? A pensare che mi tocca a andar con lui, a casa sua! Ci può esser sotto qualche diavolo: oh povero me! e' meglio non ci pensare. Che imbroglio e' questo di Lucia? Che ci fosse un' intesa con don Rodrigo? che gente! ma almeno la cosa sarebbe chiara. Ma come l' ha avuta nell' unghie costui? Chi lo sa? E' tutto un segreto con monsignore: e a me che mi fanno trottare in questa maniera, non si dice nulla. Io non mi curo di sapere i fatti degli altri; ma quando uno ci ha a metter la pelle, ha anche ragione di sapere. Se fosse proprio per andare a prendere quella povera creatura, pazienza! Benche', poteva ben condurla con se' addirittura. E poi, se e' cosi' convertito, se e' diventato un santo padre, che bisogno c' era di me? Oh che caos! Basta; voglia il cielo che la sia cosi': sara' stato un incomodo grosso, ma pazienza! Sarò contento anche per quella povera Lucia: anche lei deve averla scampata grossa; sa il cielo cos' ha patito: la compatisco; ma e' nata per la mia rovina... Almeno potessi vedergli proprio in cuore a costui, come la pensa. Chi lo può conoscere? Ecco li', ora pare sant' Antonio nel deserto; ora pare Oloferne in persona. Oh povero me! povero me! Basta: il cielo e' in obbligo d' aiutarmi, perche' non mi ci son messo io di mio capriccio».

Cap.XXIV- Par 102

Lucia, malgrado gli occhiacci che la madre cercava di farle alla sfuggita, raccontò la storia del tentativo fatto in casa di don Abbondio; e concluse dicendo: - abbiam fatto male; e Dio ci ha gastigati.