Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. 
Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. 
Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico 
ed è venuto a rintanarsi proprio qui? Poteva scorrazzare 
ancora, fare scalo un po’ dappertutto, secondo l’estro; 
migrare, viaggiare, spassarsela come le è sempre 
piaciuto: questo fine settimana in Dalmazia, dopodomani
a Istanbul, l’estate prossima a Cipro. Se si è ancorata 
da queste parti un motivo ci deve essere. 
I salmoni si sfiancano controcorrente, si arrampicano 
sulle cascate per andare a fare l’amore in montagna. 
Balene, sirene e polene vanno a morire nel mar dei Sargassi.

Venezia è sempre esistita come la vedi, o quasi. 
È dalla notte dei tempi che naviga; ha toccato 
tutti i porti, ha strusciato addosso a tutte le rive, 
le banchine, gli approdi: sulle squame le sono rimaste 
attaccate madreperle mediorientali, sabbia fenicia
trasparente, molluschi greci, alghe bizantine. 
Un giorno però ha sentito tutto il gravame di 
queste scaglie, questi granelli e schegge accumulati 
sulla pelle poco per volta; si è resa conto delle incrostazioni 
che si stava portando addosso. Le sue pinne sono 
diventate troppo pesanti per sgusciare fra le correnti. 
Ha deciso di risalire una volta per tutte in una 
delle insenature più a Nord del Mediterraneo, 
la più tranquilla, la più riparata, e di riposare qui.

           ... Per continuare la lettura…
         Tiziano Scarpa , “Venezia è un pesce”- 
                                     Ed. Feltrinelli 2000