S E M P L I C
E
I tre aggettivi dettano una serie di codici che li traducono in scelte
architettoniche,
quindi in modi di progettare.
In realtà, in maniera conscia od incoscia, i codici sono
già presenti nel progettista,
che volontariamente o meno
li utilizza sempre nel definire
i progetti.
Questa risulta esser
dunque una sorta di esplicitazione dell’approccio
che il progettista ha di fronte ad un progetto.
La semplicità e l’ordine,
implicano una chiarezza distributiva e compositiva.
Gli elementi
di ornamento
sono un
surplus
che a mio
avviso appesantisce e
“carica” l’architettura.
Inoltre distraggono l’uomo: in
molti edifici ci si sente disorientati ed
è facile
perdere il senso dell’orientamento.
Da qui sorge la necessità
di uno spazio centrale percepibile da ogni
punto
dell’edificio, in maniera da svolgere il ruolo
di punto di riferimento.
L’aggettivo lineare
si traduce
in
un’architettura
composta da linee che oltre ad essere rette, devono anche essere
poche.
Muovendosi nello spazio in maniera netta, queste linee vanno
a definire piani ben
precisi.
O R D I
N A T O